Dal comunicato stampa di TIM:

Network: TIM crede nell’opportunità di creare valore che può portare la rete unica ed ha per questa ragione aperto un tavolo di confronto con Open Fiber per esplorare tutte le opzioni possibili, inclusa una completa combinazione societaria. L’azienda prosegue il lavoro con i propri advisor finanziari per esplorare l’opportunità di una rete unica e massimizzare il valore dell’infrastruttura di rete fissa di TIM. La convergenza delle due reti porterebbe vantaggi a tutti gli stakeholders: le aziende coinvolte, il mercato, gli azionisti e il paese intero, che beneficerebbe di un’infrastruttura veloce e all’avanguardia.

Dopo il via libera del cda del piano industriale, l’Amministratore di TIM, Luigi Gubitosi ha esposto agli analisti in conference call i dettagli della strategia.
La questione principale riguarda la rete, che Tim deve ancora decidere se condividere o meno con la società pubblica, Open Fiber. Il piano Tim lascia aperta ogni possibilità, fusione o tenuta dell’infrastruttura al 100%.

Un concetto ribadito dallo stesso numero uno di Tim: “Lavoriamo su 50 sfumature di rete: i vantaggi da una fusione della rete con Open Fiber sarebbero per tutti gli stakeholder e per tutto il il Paese. Per questo abbiamo avvicinato Open Fiber che è stata subito disponibile nei nostri confronti e abbiamo fatto partire il dialogo per tutte le opzioni. Lavoriamo su 50 sfumature di rete, per così dire. Speriamo di arrivare a un valore molto significativo perchè potremo creare qualcosa di molto forte se fosse possibile creare un business unitario”.

La trattativa tra Tim e Open Fiber era entrata nel vivo il 5 Febbraio scorso a seguito dell’incontro tra Luigi Gubitosi ed Elisabetta Ripa: in discussione accordi commerciali ma anche l’eventuale integrazione degli asset cioè la rete quali con particolare attenzione alla estensione e  valore delle infrastrutture.

Per quest’ultime ad oggi non ci sono evidenze di ricavi o ebitda nè per Open Fiber nè per Tim. Una ipotesi degli analisti. di Mediobanca Securities , immagina ricavi intorno a 85 milioni di euro e un ebitda di circa 50 milioni, con un valore della società che definito soprattutto dalla ‘intenzione’ di sviluppare la rete con un progetto di investimenti da 3,5 miliardi.

Ad oggi sono circa 5 milioni le abitazioni connesse da Open Fiber con la fibra ottica (3 milioni sono quelle raggiunte da Fastweb e altrettante da Tim) rimane però da definire con dati concreti la penetrazione della fibra in Italia (complessivamente sarebbero solo 6,4 milioni le linee ultra veloci attivate in Italia).

L’ipotesi di creazione di una Newco di gestione unica della rete è supportata molto dall’attuale governo ma anche da precedenti. Inoltre piace anche al socio di Tim che esprime la maggioranza in cda: cioè il fondo americano Elliott.

La questione dello scorporo esiste da tempo: vi è l’interesse del governo di riappropriarsi dell’infrastruttura strategica e, per contro, la necessità di TIM di non disfarsi del proprio asset più pregiato valutato circa 15 miliardi. All’inizio fu il piano Rovati che aveva al centro lo scorporo del network di Telecom. Negli anni, si sono susseguiti svariati studi, tentativi, confronti sulla possibilità di separare la rete di Tim. A partire dal piano Caio che suggeriva, tra le opzioni per lo sviluppo della banda larga, proprio quella di scorporare la rete. Successivamente il tavolo Romani voleva mettere d’accordo TIM e operatori alternativi sugli investimenti in Ngn, cioè nella rete di nuova generazione.  Il governo Renzi, dal canto suo, ha varato il Bul, il piano nazionale per la banda ultra larga. Poco dopo la sfida sulla società della fibra Metroweb, contesa tra TIM ed Enel, si è conclusa con la vittoria del gruppo elettrico. È nata dunque Open Fiber, società posseduta pariteticamente da Enel e Cdp, e oggi concorrente di Tim.

E proprio ieri Gubitosi ha ribadito che “E’ stato un errore strategico fatto in passato non acquisire Metroweb – ha poi spiegato – Ora siamo in una situazione in cui c’è rischio di una grossa sovrapposizione e spreco di risorse. Stiamo cercando di capire e quantificare e numeri e su questo le possibilità di creazione di valore”.